Recensioni

Testo critico

Un artista che lavora con passione il vetro, ricavandone, nel progettare le proprie interessanti opere, un piacere riflessivo e meditativo, che sa trasmettere ai fruitori.

Luciano Romualdo possiede un forte intuito ed è dotato di eccezionale vigore segnico ed espressivo, di straordinaria vitalità plastica, di un'audace e consapevole forza costruttiva. Per di più, attraverso ben equilibrate incisioni, sa imprimere nei suoi soggetti quelle sembianze di staticità e movimento capaci di dare impressione che gli oggetti artistici, se osservati con attenzione, siano animati e sensitivi. Questa ricerca ha portato il maestro napoletano a valorizzare la preparazione del supporto e a sperimentare soluzioni tecniche differenti, che gli hanno permesso di raggiungere interessanti risultati non solo estetici, poichè ogni sua creazione sa suscitare emozioni e sentimenti.

Paolo Levi

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Le vetrosculture e le ceramiche raku di Luciano Romualdo riflettono un gran senso di proporzionalità e di armonia, delicate nella loro struttura e gioiose nell’alternanza ritmica dei pieni e dei vuoti. 

 Le sue opere hanno la capacità di coniugare il colore e la forma in geometrie astratte o in figurazioni realistiche secondo una ritmica cadenza, che evoca aspetti razionali o emozionali di vita.

La sua indagine si avvale dell’uso del vetro e delle sue trasparenze dialine per intessere segni equilibrati che sembrano vibrare nel loro intimo.

Si avverte un senso di leggerezza che sintetizza momenti visivi onirici, nello sviluppo dolce del tratto.

Romualdo lavora su formati di piccole dimensioni, riuscendo a dotare il segno di eleganza e grazia e spingendosi ad indagare sul rapporto tra sinuosità e alternanza cromatica, tra elementi geometrici e sensazioni emotive.

Con un occhio poetico muta l’essenza della percezione e travalica la stessa natura  dell’oggetto fino a raggiungere una dimensione onirica nella quale il complesso di elementi vivono in mondi di luce e di colore, inglobando altresì sagome inquietanti e ambienti vibranti di una segreta identità nascosta in una quotidianità priva di senso.

Coerente ed equilibrato, l’artista realizza atmosfere sospese malinconicamente nel tempo, sottese a ritmici cromatismi che pongono in risalto gli elementi geometrici senza bloccare i pensieri e l’animo; egli proietta l’opera verso trame sottili, echi della psiche che si intersecano con le realtà regolari del nostro essere e diventa strumento, quasi inconsapevole, di spazi tangibili anche se illusori, pronti a dissolversi nel nulla.

Carlo Roberto Sciascia

(critico d’arte)

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Tecnica e creatività nell’arte del vetro di Luciano Romualdo

  Le potenzialità del vetro trovano espressione artistica nell’opera di Luciano Romualdo attraverso un complesso e raffinato procedimento che prende avvio dalla scelta dei materiali per concludersi in un assemblaggio di forme e colori, dagli sviluppi plastici, che rappresenta la perfetta sintesi tra le tecniche della vetrofusione e la creatività dell’autore. 

Nella disposizione delle tessere ricavate dagli smalti di Venezia, l’artista sembra tener conto anche delle luminescenze ottenute dalle rifrazioni delle luci, e delle loro diverse intensità e angolazioni, che  all’osservatore offrono l’impressione di trovarsi di fronte ad un’opera cangiante.

 Nella ricerca artistica di Luciano Romualdo, la creazione non è dissociata dalla sperimentazione e ciò che più affascina è proprio quella forte componente d’imprevedibilità insita in un processo di vetrofusione i cui esiti possono realizzare quanto preventivato, o dare vita ad una nuova esperienza da applicare ad un successivo progetto. 

 Dove prevalgono i contrasti cromatici, l’opera è spesso dominata da un nucleo centrale a volte concavo, altre volte convesso rispetto al piano di supporto che conferisce al lavoro una terza dimensione in un duplice rapporto con lo spazio circostante: cosmico, quello interno all’opera, dove lo sfondo è caratterizzato da più cupe tonalità che proiettano lo stesso nucleo verso l’infinito; armonico, nel rapporto tra l’opera, nella sua interezza, e l’ambiente dove è collocata, dal quale prende luce e la riproietta nell’ambiente stesso, arricchita di vibranti riverberi che si diffondono dai suggestivi mosaici. 

 Per fusione, Romualdo ottiene tessere in bicromia come in multicromia, un risultato che non si limita agli effetti estetici, pur rilevanti per l’unicità di ciascun pezzo nelle combinazioni tra i colori, i disegni cromatici e loro forme solide, ma dona all’opera un esito dinamico, di tipo centrifugo, ma sempre con un effetto proiettivo che travalica idealmente l’angusto spazio del supporto per estendersi deciso verso l’infinito.  

Notevoli sono gli esiti diafani nelle opere in murano le cui delicate trasparenze, sapientemente adoperate nelle elaborate creazioni artistiche, ancora una volta esulano dalle soluzioni estetiche di più immediato effetto, per assumere un significato puramente concettuale, soprattutto se l’opera è messa in relazione con il contesto nel quale è calata e con l’idea che sottende anche a molte delle opere più rappresentative di Luciano Romualdo. Allora lo spazio, attraverso le trasparenze del materiale utilizzato, nelle sue diverse varianti cromatiche, interagisce con l’opera stessa plasmandola alle sue proprie luminosità e alle diverse profondità, focalizzate attraverso il vetro, ma arricchite dalla forma artistica che l’autore ha dato alla sua creazione. La scultura in murano diviene dunque la pellicola fotosensibile sulla quale la luce dello spazio s’imprime, ma che dall’opera assorbe i colori e la foggia in uno scambio dinamico che supera la concezione statica dell’opera d’arte per coinvolgere anche l’ambiente nella sua fruizione.   

Se attraverso l’arte della vetrofusione, Luciano Romualdo coniuga l’esperienza tecnica con la creatività artistica applicata agli stessi materiali lavorati, la stessa modalità sembra esprimersi in alcune opere in particolare dove il fattore razionale si fonde con la fantasia, ancora una volta in un rapporto interattivo nel quale ciascun elemento fruisce delle proprietà dell’altro. Le combinazioni tra le figure geometriche e le espressioni cromatiche, nelle peculiari tonalità dei materiali impiegati, propongono nuove soluzioni estetiche per le forme di più convenzionale concezione, in un perfetto rapporto armonico che dona all’opera assoluto equilibrio. Il concetto fondamentale non sembra dissimile dall’idea che caratterizza la quasi totalità della produzione artistica di Luciano Romualdo: se le geometrie sono da interpretarsi quale definizione razionale dello spazio, quello stesso spazio può essere reinterpretato dal genio artistico restituendolo sotto un’ottica completamente diversa. In ultima sintesi, Romualdo indaga, per un verso, sulle disposizioni artistiche delle forme geometriche, per un altro sulle disposizioni geometriche delle forme artistiche, alla ricerca di quella perfetta simbiosi tra gli elementi che contrassegna tutte le sue opere. 

Domenico Raio

 

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Nella combinazione tra forme e colori il dinamismo delle opere musive dell’artista napoletano
                                            I mosaici di Luciano Romualdo

Ha esposto di recente a Salerno, nel contesto della Prima Rassegna d’Arte contemporanea “Arianna, il filo dell’Arte”, Luciano Romualdo, l’artista napoletano che presso il Complesso Monumentale di Santa Sofia ha presentato le opere “Dinamica di trasformazione e modificazione” e “Villaggio aperto”, due mosaici con smalti di Venezia e tarsie in vetrofusione.
Attraverso la vetrofusione Romualdo coniuga l’esperienza tecnica con la creatività artistica applicata agli stessi materiali lavorati, una modalità che sembra esprimersi in alcune opere in particolare dove il fattore razionale si fonde con la fantasia, in un rapporto interattivo nel quale ciascun elemento fruisce delle proprietà dell’altro.
Le combinazioni tra le forme delle tessere e le tonalità cromatiche, nelle loro peculiari gradazioni, propongono nuove soluzioni estetiche per le figurazioni di più convenzionale concezione, in un perfetto rapporto armonico che dona all’opera notevole movimento.
Nello specifico di “Dinamica di trasformazione e modificazione” il dinamismo è ottenuto attraverso
un nucleo centrale di un insieme di forme bombate, di dimensioni a scalare sulla direttrice orizzontale, poste su un fondo, d’atmosfera cosmica, dove le tessere si muovono da una gamma più cupa ad una più chiara di blu.
Una dinamica centrifuga pare invece caratterizzare il mosaico “Villaggio aperto” dove l’essenza della forma si dirama in quattro direzioni, in diagonale rispetto al nucleo centrale; le tessere, di diverse dimensioni, s’incastrano in forme differenti mentre molto più ampia e luminosa è anche la gamma cromatica impiegata.

Domenico Raio

L'articolo è apparso su COSMOGGI del 4 aprile 2011

 

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Tecnica e luce nelle opere di Luciano Romualdo

 di Maria Mezzina*

 

Luciano Romualdo è artista del mosaico e della vetro fusione. Quando lo incontri ti colpiscono di lui gli occhi chiari e lo sguardo mite. Poi inizi a parlare del suo lavoro di artista e allora quello sguardo si carica di affetto e il suo parlare si anima di passione.

Gli chiedo dove trovi l’ispirazione: “è la tecnica”, risponde. La sperimentazione con tecniche diverse sarebbe, quindi, la sua musa ispiratrice. In realtà la composizione delle forme e dei colori rivelano la sensibilità dell’artista e quell’inconfondibile tratto che fa di tutte le sue opere dei veri pezzi da collezione. La tecnica di cui parla Romualdo è una somma di conoscenze di struttura dei materiali, di temperature di fusione, di forme e colori, acquisite attraverso la ricerca personale e lo studio di antichi e moderni trattati sull’arte vetraria, la vetro fusione e il mosaico (che è la sua passione più recente). C’è infatti dietro la “tecnica” una conoscenza che la supera e diventa storia e cultura.

Prova ne è il suo minuscolo studio: una finestra sul fondo, una porta di fronte con su uno dei suoi pannelli in vetro fusione, e le due pareti più lunghe letteralmente ricoperte di libri. Lo sguardo cade sul dorso dei molti volumi che portano incisi termini come mosaico e vetro, e si sofferma su quelli antichi poggiati a portata di mano sugli scaffali. Qui “senti” che, oltre che la passione per la sperimentazione scientifica applicata, c’è in Romualdo l’amore per la cultura.

Inevitabilmente il discorso esce dallo specifico della vetro fusione e prende la strada del perché della presenza di questi volumi. È a questo punto che lo sguardo diventa intenso, il raccontare incalzante dietro i ricordi, e si rivela in tutta la sua freschezza e vivacità il “fanciullino” che alberga in ogni artista. Quei libri antichi sono trattati sulle tecniche di lavorazione del vetro, sui mosaici, sulla fotografia, sulla luce; sono libri sulla storia e “le storie” di Napoli. Romualdo li mostra orgoglioso. E in quelle pagine dalla stampa minuta, dal colore antico di una carta di oltre cento anni, fra immagini di studi di vetrate e mosaici ormai celeberrimi, sfogliando pagine realizzate interamente a mano, con metodi artigianali, dove l’inchiostro delle litografie è passato sul retro, l’artista ripercorre gli anni giovanili dell’incanto e della dedizione, quando, ancora ragazzo, andava a consultare alla biblioteca americana dell’USIS a Napoli i volumi dell’arte da cui più si sentiva attratto.

Il tempo è tiranno e c’è ancora molto da vedere. Lasciamo lo studio e ci avviamo poco lontano verso il laboratorio. Qui scopriamo il suo regno. È un garage trasformato in laboratorio. Sembra l’officina di un mago buono più che il luogo di lavoro di un artista minuzioso. Ci sono gli strumenti per il taglio, la molatura e la lucidatura, e il “forno” per la fusione e la colatura del vetro. Ci sono gli utensili per la lavorazione dei mosaici e dei vetri, le scatole dei progetti e degli studi, ci sono modelli e prototipi. Opere ormai finite pendono dalle pareti o sono appoggiate sul piano di legno del tavolo di lavoro che occupa quasi interamente lo spazio. Su due lati, che si alzano fino al soffitto, ci sono scaffalature che al piano più in basso raccolgono in ordine le lastre di vetro colorato, alcune delle quali vecchie di decenni, quando a Napoli non c’erano ancora i grossisti del vetro e Romualdo le sue lastre andava a prenderle all’ingrosso direttamente nei posti di produzione: gli smalti a Venezia, e i vetri a Milano e a Torino.

Già funzionario del Ministero del Lavoro (si è ritirato prima dello scadere naturale della pensione per assecondare il suo estro), la sua carriera di artista è iniziata quasi per scommessa: una vetro fusione per un amico che in passato era rimasto deluso per un analogo lavoro commissionato ad “esperti”. Da allora la lavorazione del vetro diventa la sua passione.

Nella vetro fusione i giochi di luce e i colori si intrecciano con le tecniche di accostamento e le saldature che danno origine a “oggetti impossibili” dai colori indefiniti e cangianti che intrigano l’osservatore e lo chiamano a partecipare all’incanto della scoperta. Il segreto dell’artista è nella sperimentazione con i materiali e con le temperature di fusione; segreto gelosamente custodito.

 

Le opere di Luciano Romualdo sono state in passato vetrate per chiese ed edifici civili e appartamenti; ora sono oggetti d’arte e di arredamento che alle geometrie e allo stupore dei colori accostano le trasparenze e semitrasparenze delle forme.

Le composizioni miste di vetro fusione e mosaico (l’ultima frontiera delle sue sperimentazioni) danno origine a creazioni tridimensionali che appartengono alla sfera della fantasia, evocano paesaggi lunari, realizzano visioni oniriche, sono talvolta inconsce rappresentazioni di un mondo organico di dimensioni cellulari; oppure riecheggiano teorie di fisica avanzata quali il modello di un universo elastico punteggiato di voragini gravitazionali. Se un fisico teorico o un microbiologo dovessero cercare nelle opere di Romualdo una qualche rappresentazione delle conoscenze di cui sono partecipi, avrebbero di che speculare e essere soddisfatti, probabilmente.

Esse si giocano tutte sulle “trasparenze del materiale utilizzato, nelle sue diverse varianti cromatiche, che interagisce con l’opera stessa plasmandola alle sue proprie luminosità e alle diverse profondità, focalizzate attraverso il vetro, ma arricchite dalla forma artistica che l’autore ha dato alla sua creazione. La scultura in murano diviene dunque la pellicola fotosensibile sulla quale la luce dello spazio s’imprime, ma che dall’opera assorbe i colori e la foggia in uno scambio dinamico che supera la concezione statica dell’opera d’arte per coinvolgere anche l’ambiente nella sua fruizione”, è stato scritto di lui da Domenico Raio, giovane ma molto perspicace e attento critico d’arte.  

Coloro che, invece, nell’arte cercano sembianze antropomorfe a imitazione, oppure trasfigurazione della natura, debbono attendere un poco: preziosi, ma ancora in fase di lavorazione, sono le ultimissime sperimentazioni dell’artista. In esse il vetro vestito di colori prende forme più riconoscibili, meno astratte, probabilmente meno stupefacenti, ma certamente più cariche di pathos perché riescono a parlare alla sfera dei sentimenti. Sono forme dinamiche che occupano lo spazio disponendosi in esso in modo variabile, mediante una serie di sottili, invisibili agganci snodabili. È questo il caso di una sequenza di forme che rievocano un angolo di bosco e quello di una splendida maternità (nella foto fra le mani dell’artista).

E così, mentre le opere dell’inconscio e della sperimentazione tecnica hanno ormai raggiunto la piena maturità artistica e si propongono all’estimatore per la loro originalità e il tripudio di forme e colori, il “fanciullino” di Romualdo non cessa di scalpitare e continua a crescere. Diamogli tempo e aspettiamo gli eventi di una nuova maturazione. C’è da scommetterci.

Articolo pubblicato su “Le Radici del Futuro” (n. 1/2011, pgg. 28-29)

 * Maria Mezzina, PhD (Dottorato di ricerca), è giornalista e critico d’arte con esperienza internazionale. Pioniere della computer grafica, ha insegnato a New York e presso l’Accademia d’Arte del più importante museo d’arte moderna e contemporanea di Chicago (Art Institute of Chicago)